Emerging paradigms in the mental health care of refugees C. Watters* *European Center for the Study of the Social Care of Minority Groups and Refugees, University of Kent at Canterbury
Abstract Nell'ultimo decennio gli approcci adottati nella cura della salute mentale dei rifugiati da differenti organizzazioni sanitarie, nazionali e internazionali, sono stati oggetto di una critica costante e crescente. Gran parte di questa critica si è concentrata sul modo in cui le categorie psichiatriche occidentali sono state attribuite a popolazioni rifugiate in modo da, sostengono i critici, prestare scarsa attenzione ai fattori sociali, politici ed economici che svolgono un ruolo fondamentale nell'esperienza dei rifugiati. Invece di ritrarre i rifugiati come'' vittime passive'' sofferenti di problemi di salute mentale, i critici hanno sostenuto che l'attenzione dovrebbe essere data alla resistenza dei rifugiati e ai modi in cui interpretano e rispondono alle esperienze, sfidando il peso delle forze esterne. In questo articolo verranno esaminate una serie di questioni riguardanti la cura della salute mentale dei rifugiati. Questi includono il ruolo della diagnosi psichiatrica in relazione alla percezione del loro stessi bisogni da parte dei rifugiati e all'interno del contesto generale di erogazione di assistenza sanitaria e sociale. Nell'esaminare i servizi è stato identificato l'emergere di nuovi paradigmi nella cura della salute mentale. Questi includono la crescita degli approcci olistici che tengono conto delle esperienze dei profughi e dei loro bisogno espressi, i quali si rivolgono ai più ampi contesti di politica sociale in cui i rifugiati sono collocati. Ciò che viene proposto è un modello tridimensionale di analisi della correlazione tra il livello dei ''macro'' fattori istituzionali nella salute mentale dei rifugiati e il trattamento individuale dei rifugiati all'interno dei servizi di salute mentale. (tr. it Giorgia Micene)