Supporto psicologico per richiedenti asilo
titolari di protezione umanitaria e rifugiati
Riferimenti teorici e metodologia La metodologia con cui operiamo fa riferimento all’impostazione del servizio di Psichiatria transculturale dell’Ospedale Avicenne di Bobigny (Parigi), fondato da Serge Lebovici e oggi diretto dalla Prof.ssa M. R. Moro, psichiatra e psiconalista (https://www.transculturel.eu/Marie-Rose-Moro_a231.html) , e dal Gruppo Trauma diretto dal Prof. T. Baubet. Secondo tale impostazione l’equipe di terapisti - composta da professionisti di diverse culture e dal mediatore culturale- accoglie la persona - ed eventualmente i suoi familiari - in una ricerca collettiva del senso delle difficoltà presenti, permettendo a ciascuno di “dire la propria singolarità” in uno spazio-contenitore adeguato, in cui i diversi codici culturali e le differenze personali e culturali vengono messi al servizio del pensiero e della cura. La capacità di “potersi dire”, di poter raccontare a se stessi, la propria vita e la propria storia passa attraverso la possibilità di raccontarla ad altri. In questa prospettiva viene favorita una narratività gruppale, che fa da supporto alla capacità del singolo di narrarsi in modo per lui strutturante, attraverso una tecnica terapeutica che favorisce le libere associazioni a partire dalle immagini e dalle metafore delle persone che partecipano al gruppo. In questa narrazione oltre alla storia del soggetto hanno importanza la storia della famiglia, ma anche le relazioni fra il soggetto che ora vive qui e quanto di lui è restato laggiù, nella sua terra di origine. L’equipe curante diventa pertanto luogo di accoglienza, di elaborazione delle difficoltà, di ricerca di soluzioni, in quanto attiva ed amplifica le risorse dei soggetti, riconosciuti nella loro singolarità ed individualità, nonché nella loro possibilità di inventarsi e condividere un nuovo progetto di vita in un paese diverso dal proprio, ma non per questo necessariamente del tutto estraneo. Elemento essenziale della nostra metodologia d’intervento, risulta essere la più salda cooperazione con gli operatori sociali impegnati nel progetto di inclusione, oltre che con le comunità straniere attive nel contesto territoriale. Infatti, il nostro approccio ha come altro importante riferimento teorico il modello ecologico (Arcidiacono, Bocchino, 2006, ) e la psicologia di comunità, specie nelle sue interpretazioni critiche, come quelle della psicologia della liberazione, nella quale il benessere psicologico dell’individuo non è mai indipendente dalle condizioni socioeconomiche del contesto, dal benessere collettivo, dal godimento dei diritti umani e politici (Montero, 2006,) . Il dispositivo Il dispositivo del sostegno individuale, messo a punto con lo psicoterapeuta francese Isam Idris, del gruppo di M. R. Moro, è definito “Dispositif d’Accueuil pour Demandeurs d’Asile” (DADA). Esso prevede che siano presenti nella seduta un terapeuta ed una seconda figura di co-terapeuta, affiancati da un mediatore culturale. Il terapeuta principale è sempre psicoterapeuta, il co-terapeuta può essere a sua volta psicoterapeuta, psicologa/o, o avere competenze antropologico-sociologiche. Il mediatore culturale appartiene a pieno titolo al gruppo; ha non solo un ruolo di mediazione linguistica, ma anche di ponte tra l’ambito culturale del migrante e quello dei terapeuti. Supervisioni di equipe con: Maria Luisa Cattaneo (Crinali Onlus, Milano ) dal 2018 ad oggi Isam Idris - CHU Avicenne, Bobigny dal 20013-2017 Testi di approfondimento
Moro M.R., Quitterie De La Noe, Mouchenik Y, Baubet, T. (2009), Manuale di psichiatria transculturale. Dalla clinica alla società. Franco Angeli, Milano. Coppo P. (2013), Le ragioni degli altri. Etnopsichiatria, etnopsicoterapie, Cortina, Milano. Beneduce R. (2007), Etnopsichiatria. Sofferenza mentale e alterità fra storia, dominio e cultura, Carocci, Roma. Taliani S., Vacchiano F. (2006), Altri corpi. Antropologia ed etnopsicologia della migrazione, Unicopli, Milano Losi N. (2020) Critica del trauma. Modelli, metodi ed esperienze etnopsichiatriche, Quodlibet, Macerata. Cattaneo M.L., dal Verme S. (a cura di) (2009), Terapia transculturale per le famiglie migranti, Angeli, Milano Nostri lavori A Mela (2015), Il lavoro psicosociale con i rifugiati e richiedenti asilo: approcci e riflessioni critiche Chicco, E., Mela, A., & Novascone, R. (2017). La spazialità dei migranti forzati a Torino: la dimensione socio-psicologica. Semestrale di studi e ricerche di geografia, 29(2). |
Breve storia
Siamo partiti nel 2012, con un progetto con l’associazione Me.Dia.Re in collaborazione con l'Ufficio Stranieri del Comune di Torino, e abbiamo proseguito in questo ambito, anche in collaborazione con altre realtà attive nel campo dell'accoglienza. Abbiamo sempre cercato di abbinare il supporto individuale a richiedenti asilo e rifugiati al lavoro con i gruppi, collaborando attivamente con mediatori culturali. Svolgiamo progetti finanziati attraverso la partecipazione a bandi, oppure autonomamente attraverso accordi di collaborazione con strutture di accoglienza operanti a Torino e nella Città metropolitana. Tra i progetti finanziati: APRI (2020-2021) a sostegno della genitorialità, per famiglie straniere e miste, con figli (da 0 a 17 anni), finanziato dalla Fondazione CRT. Hopeland e Masnà, del Comune di Torino, rivolti rispettivamente ad adulti e minori stranieri non accompagnati; Colori Meticci (2015-2016) e Ripartiamo insieme , rivolti al lavoro di gruppo e al sostegno individuale di rifugiati e richiedenti asilo, finanziati dall’8x1000 della Chiesta Valdese |